Il 70 per cento dei contribuenti paga meno del 20 per cento dell’Irpef

I nuovi dati sulle dichiarazioni del 2023 mostrano anche che i redditi sono calati a causa dell’inflazione e che circa 17 milioni di italiani dichiarano un reddito inferiore ai 15 mila euro
Pagella Politica
I redditi dichiarati nel 2023 dai contribuenti in Italia sono calati di oltre il 3 per cento rispetto all’anno prima a causa dell’inflazione. Il 40 per cento circa dei contribuenti dichiara meno di 15 mila euro lordi l’anno. E il 70 per cento dei contribuenti paga meno del 20 per cento del totale dell’Irpef. 

In breve, questo è quanto emerge dai nuovi dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, pubblicati il 23 aprile, sulle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2023 e riferite ai redditi del 2022.

L’impatto dell’inflazione

Nel 2023 circa 42 milioni di contribuenti hanno presentato la dichiarazione dei redditi relativi al 2022. Ognuno di questi ha dichiarato in media un reddito di 22.806 euro. Questo è il valore del reddito imponibile Irpef, che per un lavoratore dipendente non corrisponde alla retribuzione annua lorda (Ral). Quest’ultima tiene conto, infatti, anche dei contributi Inps a carico del dipendente. Un reddito lordo di circa 22.800 euro corrisponde a circa 1.420 euro netti al mese, tolte le imposte su tredici mensilità, mentre su quattordici mensilità a circa 1.320 euro. 

Nel 2022 il reddito medio dichiarato valeva 21.777 euro: dunque l’anno scorso c’è stato un aumento del 4,7 per cento, ma i numeri vanno letti con attenzione. Quando si fanno confronti tra gli anni bisogna tenere conto dell’inflazione, ossia dell’aumento medio dei prezzi. Secondo gli indici di rivalutazione di Istat, ai 21.777 euro dichiarati in media da ogni contribuente per il 2021 corrisponderebbero a 23.540 euro per il 2022. Dunque la variazione reale, che tiene conto dell’inflazione, è stata negativa, con un calo del 3,1 per cento. Questo si spiega con il fatto che in media i prezzi tra il 2021 e il 2022 sono aumentati dell’8 per cento. 

In generale, i redditi dichiarati dai contribuenti in Italia sono cresciuti molto poco negli ultimi anni. Tra il 2002 e il 2022 la crescita è stata solo del 4,8 per cento in termini reali, una media del +0,2 per cento all’anno. In termini reali, il reddito del 2022 è sotto al livello di quello del 2018.

Come si distribuiscono i contribuenti

Circa 17 milioni di contribuenti (oltre il 40 per cento sul totale) dichiarano meno di 15 mila euro all’anno, con un reddito medio di circa 7.100 euro. All’estremo opposto, circa 1,3 milioni contribuenti (il 3 per cento) dichiarano più di 75 mila euro: il reddito medio dichiarato nella fascia tra i 75 e i 120 mila euro è pari a 77.900 euro, mentre quello nella fascia sopra i 120 mila euro è di 172 mila euro. Circa 12,3 milioni di contribuenti (il 29 per cento) dichiarano invece tra i 15 mila e i 26 mila euro, con un reddito medio di 19.800 euro. Tra i 26 mila e i 35 mila ci sono 6,4 milioni di contribuenti (il 15 per cento), che dichiarano in media 28.700 euro. 
Il reddito mediano è pari a 17 mila euro, una cifra che su tredici mensilità corrisponde a circa 1.180 euro al mese. Il reddito mediano è il valore del reddito centrale che si otterrebbe mettendo in fila tutti i redditi dichiarati, dal più basso al più alto. Circa il 25 per cento dei contribuenti ha un reddito lordo inferiore agli 8.400 euro, pari a circa 630 euro netti, mentre meno del 15 per cento degli italiani supera i 33 mila euro lordi, che corrispondono a circa 2.000 euro netti al mese. 

Chi paga l’Irpef

In totale, l’anno scorso i circa 42 milioni di contribuenti hanno pagato 174 miliardi di euro di Irpef, con un peso diverso a seconda delle fasce di reddito. 

I contribuenti che dichiarano fino a 15 mila euro pagano il 3,2 per cento dell’Irpef totale, con un contributo medio di 367 euro. I contribuenti tra i 15 e i 26 mila euro versano il 15,7 per cento di tutta l’Irpef, con un importo medio di 2.200 euro. Quasi il 70 per cento dei contribuenti si fa quindi carico del 18,9 per cento dell’Irpef.

La fascia tra i 26 e i 35 mila euro paga il 17,8 per cento dell’Irpef, con un contributo medio di 4.880 euro, e quella tra i 35 e i 55 mila euro il 21,4 per cento, con un’imposta media di 9.040 euro per contribuente. Dunque, il 40 per cento delle imposte è a carico del 26 per cento di contribuenti, ossia quelli che dichiarano tra i 26 mila e i 55 mila euro.

Chi guadagna in media tra i 55 e i 75 mila euro paga all’anno 16.400 euro di imposta (il 9,8 per cento del totale), chi è tra i 75 e i 120 mila euro 24.400 mila euro (l’8,3 per cento), e chi è sopra i 120 mila euro di reddito lordo si fa carico del 24 per cento dell’Irpef, con un importo medio di 63.600 euro.
Ricordiamo che l’Irpef è un’imposta progressiva: l’imposta da pagare al fisco cresce infatti più che proporzionalmente rispetto alla base imponibile, ossia alla quantità di reddito su cui viene calcolata l’aliquota da versare.

Le differenze tra i dipendenti, gli autonomi e i pensionati

I lavoratori dipendenti hanno dichiarato in media 22.300 euro lordi, i lavoratori autonomi 64.700 euro e i pensionati 19.800 euro. Un lavoratore autonomo dichiara quindi in media quasi tre volte il reddito di un lavoratore dipendente. Va anche considerato che questa è probabilmente una sottostima: secondo le stime del Ministero dell’Economia e delle Finanze, l’evasione fiscale delle imposte sul reddito tra i lavoratori autonomi è molto alta, mentre quella dei dipendenti è quasi assente.

Rispetto al 2021, in termini reali il reddito dei pensionati è diminuito del 3,8 per cento, quello dei dipendenti del 4,1 per cento e quello degli autonomi dell’1,1 per cento. Il calo più basso del reddito dichiarato dagli autonomi può essere determinato, oltre che da un’emersione di reddito precedentemente evaso, anche dal fatto che un libero professionista può adeguare i propri prezzi e contrastare più facilmente l’inflazione, mentre un lavoratore dipendente, in assenza di adeguamenti dei contratti collettivi nazionali, deve contrattare un aumento con il datore di lavoro.

Il reddito medio per genere ed età

In media gli uomini dichiarano un reddito di 26.900 euro, mentre le donne di 18.300 euro. Un uomo ha quindi un reddito medio del 47 per cento superiore a quello di una donna: da un lato i lavoratori uomini tendono a essere pagati di più delle donne, dall’altro lato le donne hanno una maggiore probabilità di avere un lavoro part-time, spesso involontario. In termini reali, il reddito medio delle donne è diminuito del 3 per cento rispetto al 2021, mentre quello degli uomini del 3,2 per cento. 
A livello di fascia anagrafica, sotto i 24 anni di età il reddito medio imponibile è di circa 7.300 euro, tra i 25 e i 44 anni di quasi 20 mila, tra i 45 e i 64 anni di circa 27.200 e sopra i 64 anni di 22.600. In Italia il reddito durante gli anni del lavoro tende a crescere con l’aumentare dell’anzianità. 

In questo caso, rispetto al 2021 in termini reali il reddito dei contribuenti sotto i 24 anni è rimasto uguale, quello tra i 25 e i 44 anni è sceso del 2 per cento, quello tra i 45 e i 64 anni è sceso del 3,1 per cento e quello tra gli over 64 è calato del 3,2 per cento.

Il reddito medio per regione

A livello di macro-area il reddito medio dichiarato è di 25.700 euro nel Nord-Ovest, di 24.200 nel Nord-Est, di 23.500 nel Centro e di 18.500 nel Mezzogiorno. Rispetto all’anno precedente, nel Nord-Ovest c’è stato un aumento in termini reali dell’1,1 per cento, mentre in tutte le altre macro-aree il reddito è sceso: nel Centro la variazione è negativa dello 0,3 per cento, nel Nord-Est dell’1,9 per cento e nel Sud del 2 per cento. 

Come negli anni precedenti, la Lombardia è la regione con il maggior reddito medio (26.900 euro), mentre la Calabria è quella più “povera” (18.900 euro). Quando si confrontano le regioni va comunque considerato che il costo della vita è diverso e in parte spiega le differenze tra i redditi dichiarati. Oltre alla Lombardia, la provincia autonoma di Bolzano è l’unica con un reddito medio dichiarato superiore ai 25 mila euro, subito sotto seguono il Lazio, l’Emilia-Romagna e il Piemonte. Tutte le regioni del Mezzogiorno sono sotto i 20 mila euro.
Quella di Milano è l’unica provincia con un reddito medio superiore ai 30 mila euro. Al secondo posto c’è la provincia di Monza e Brianza (27.300 euro), al terzo quello di Bologna (26.800). Le province più povere sono quelle di Crotone (16 mila euro), di Vibo Valentia (16.100 euro) e Agrigento (16.200 euro). Le province sotto i 17 mila euro di reddito medio dichiarato sono otto, in 40 invece non arrivano a 20 mila. 

Infine, Portofino è il comune più “ricco” d’Italia: i contribuenti che sono residenti nel comune ligure dichiarano in media 97 mila euro. Seguono Lajatico (56 mila euro) in Toscana e Basiglio (52 mila euro) in Lombardia. Stiamo parlando comunque di piccoli comuni, con pochi contribuenti.

Il primo comune in classifica tra i più popolosi è quello di Milano, al dodicesimo posto con un reddito medio di 37.600 euro. Dopo ci sono Bologna (29 mila euro), Roma (28.900 euro), Firenze (27.700 euro), Torino (26.600 euro), Genova (24.700 euro), Napoli (22.800 euro) e Palermo (22.100 euro).

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