Il Partito democratico ha deciso quando e come fare le primarie

Al termine di una lunga discussione, il voto si terrà il 26 febbraio, e non più il 19, anche online, ma solo per casi specifici
ANSA
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Nella serata di mercoledì 11 gennaio la Direzione nazionale del Partito democratico si è riunita per stabilire definitivamente le modalità e le tempistiche con cui si terranno le primarie che eleggeranno la nuova guida del partito. Nei giorni scorsi i candidati alla segreteria e i vertici del partito avevano discusso sulla possibilità di posticipare di una settimana le elezioni, inizialmente previste per il 19 febbraio, e di permettere agli elettori di esprimere il loro voto anche online e non solo recandosi nelle sezioni locali del Partito democratico.

Dopo trattative, scontri e due rinvii che ne hanno ritardato l’inizio, la Direzione nazionale, inaugurata dalla commemorazione per il primo anniversario della morte del presidente del Parlamento europeo David Sassoli, ha deciso di spostare la data delle primarie al 26 febbraio e di permettere il voto online, ma solo per alcuni casi specifici.

Come e quando si vota

La decisione sulla data e quella sulle modalità di voto non sono state discusse allo stesso modo: se il rinvio di una settimana è stato approvato senza problemi, soprattutto per evitare che le primarie possano influenzare in qualche modo le elezioni regionali in Lazio e Lombardia previste per il 12 e 13 febbraio, sul voto online i candidati hanno discusso a lungo e l’accordo non è stato facile da raggiungere.

In ogni caso, il nuovo regolamento, approvato quasi all’unanimità con nove astenuti e un solo voto contrario, permette il voto online ma limitato a tre casi specifici: per i residenti o domiciliati all’estero, per disabili e malati, e per chi non può recarsi al seggio perché abita troppo lontano dai gazebo allestiti per il voto. Chi vorrà votare online però dovrà prima iscriversi a un apposito registro entro il 12 febbraio.

«Sono molto soddisfatto e confortato dall’esito del voto in direzione. Il migliore punto di caduta possibile, date le condizioni», ha affermato il segretario Enrico Letta al termine del voto della direzione.

La discussione sul voto online

Per una serie di motivazioni, anche strategiche, i quattro candidati alla segreteria Pd avevano infatti opinioni diverse sulla votazione da remoto. A lanciare la proposta di votare anche online e non solo ai gazebo e nei circoli era stata Elly Schlein: «Credo che per combattere la disaffezione sia necessario ampliare gli strumenti di partecipazione», aveva detto la deputata presentando la mozione. Oltre ad aumentare la platea di votanti, però, secondo alcuni l’idea di Schlein deriva dal fatto che molto del sostegno per la candidata proviene dall’area della sinistra giovanile, composta in larga parte da studenti e lavoratori fuorisede che non si definiscono elettori del Partito democratico ma potrebbero votare alle primarie se lo si potesse fare senza presentarsi ai circoli o ai gazebo.

I principali oppositori della proposta di Schlein erano altri due candidati segretario, il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e la deputata ed ex ministra delle Infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli. Nei giorni scorsi, Bonaccini aveva preferito non intervenire direttamente nella vicenda, dichiarando di non voler parlare di regole, ma molti dei suoi principali sostenitori avevano contrastato il voto online: Pina Picierno, candidata vicesegretaria con Bonaccini, aveva definito la proposta «sbagliata, irrealistica e inapplicabile a poche settimane dal voto». Anche la deputata De Micheli si era detta contraria alla nuova modalità di voto, definendo la questione «lunare». «Per eleggere il nuovo segretario del Partito democratico dobbiamo incontrarci. Prima degli statuti viene la nostra comunità, le persone che vogliono partecipare per decidere», aveva scritto l’ex ministra in un tweet.

Il quarto candidato alla segreteria, il deputato Gianni Cuperlo, non si era esposto sulla questione, così come l’attuale segretario Enrico Letta, che ha scelto di moderare il dibattito nel partito senza prendere posizioni per non favorire o danneggiare nessun candidato. 

Il «goal a porta vuota»

La disputa interna sulle modalità di voto non ha entusiasmato il segretario uscente, secondo cui nella giornata di ieri il partito ha perso una grande occasione: «Oggi il governo e la premier hanno fatto il primo vero errore di comunicazione. Con il video col quale Meloni tecnicamente mente sulla riduzione delle accise ritorna in primo piano la contraddizione con quanto detto in campagna elettorale», ha detto Letta commentando le imprecisioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul tema della revoca del taglio delle accise sui carburanti, evidenziate anche da Pagella Politica. 

«Ebbene proprio oggi, con il governo che faceva un errore del genere, noi avevamo possibilità di fare goal a porta vuota ma non lo abbiamo fatto perché stavamo discutendo di regole», ha concluso Letta.

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